L’Elba parla francese: da Napoleone a Lemaitre

04 Ago
4 Agosto 2014

bicentenario-napoleone-all-elbaDi Alberto Brandani.

Anno da incorniciare il 2014 per l’Isola d’Elba ed anno in cui tutta l’isola parla francese.
La prima grande, anzi colossale, ricorrenza era il duecentenario dello sbarco di Napoleone all’Isola d’Elba. Pur nella tradizionale “diversità” elbana è stato un susseguirsi di eventi che hanno illustrato la straordinaria versatilità amministrativa, la facondia intellettuale, i rimbrotti malcelati e financo le scappatelle di un marito preoccupato di essere scoperto. E gli elbani di allora ed anche quelli di oggi guardano stupefatti le imprese del piccolo grande corso.
Da diverse angolature: dall’ormai classico N di Ernesto Ferrero allo spumeggiante libro di Massimo Nava che racconta della visita all’Elba dell’amante Maria Walewska, ospitata in una grande tenda sul Perone.
Ai posteri l’ardua sentenza. Fu frenesia d’amore o il tentativo di sottrarsi alla guardia stretta della moglie imperatrice?
E mentre la Petite Armee sfila per Portoferraio e le bandiere con le tre api sventolano in ogni dove, ecco un altro straordinario accadimento.
Nella 42^ edizione del Premio Letterario Internazionale Isola d’Elba (uno dei più prestigiosi ed austeri riconoscimenti letterari ndr) la palma della vittoria è andata a Pierre Lemaitre, un altro francese dunque, con il suo romanzo “Ci rivediamo lassù”.
Autore particolare che ha vinto in Francia il “Goncourt” Lemaitre è stato per trenta anni senza scrivere, a leggere disperatamente e ad insegnare nelle biblioteche. All’età di 56 anni prova con un libro che viene respinto da 13 editori. La moglie, bibliotecaria colta,
lo invita, serafica, a non desistere. Ha ragione, infatti uno degli editori ci ripensa e comincia il successo, come giallista atipico, di Lemaitre fino ad arrivare a questo autentico dramma sulla Grande Guerra che mette insieme Balzac e Dumas passando per
Victor Hugo. Il romanzo si svolge sullo sfondo della Grande Guerra ed è essenzialmente un affresco della società francese del dopo guerra dove si intrecciano storie e personaggi diversi.
Emerge soprattutto la grande ipocrisia della falsa retorica del culto dei morti che si trasforma rapidamente in un lucroso affare da parte di sfruttatori senza scrupoli. Il libro analizza anche il rapporto tra coloro che soffrono e coloro che approfittano della
sofferenza.  
Si tratta di un’opera di grande spessore, costruita con le forme e la struttura del romanzo tradizionale dove l’autore ci presenta una serie di personaggi indimenticabili di cui approfondisce la psicologia, rivelando di possedere con maestria le tecniche della narrazione ed evidenziando un’accurata ricerca linguistica.
Storia di amicizia e di vendetta, con mille intrighi ed avventure e con un rumore di fondo: la collera dei personaggi che pervade anche il lettore. La Francia sugli scudi dunque: in un’estate albana, tinteggiata per le grandi piogge anche dai meravigliosi colori settembrini.
Napoleone avrà visto l’isola con gli occhi della tristezza dell’esilio ma noi oggi la sentiamo, lieti, parlar francese.

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