Archive for month: Aprile, 2014

Nomine: l’importante adesso è che i presidenti non vogliano fare gli ad

24 Apr
24 Aprile 2014

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di Alberto Brandani*, pubblicato su ItaliaOggi.

La recente tornata di nomine induce a qualche riflessione. La prima è che per gli amministratori delegati di Eni ed Enel si è scelto professionalità indiscusse premiano le soluzioni interne (il che spesso aiuta a galvanizzare il management). Per Poste soluzione esterna di grande Standing e per Finmeccanica un sergente di ferro come Mauro Moretti anche se qui il desiderio di cambiare tutto a prescindere ha trovato un argine nella conferma di De Gennaro (segno che l’iniziale volontà rottamatrice di Renzi stia lasciando positivamente spazio ad una più raffinata capacità di governo?). Va detto, per onestà, che gli uscenti avevano tutti lavorato bene e a lungo.
Non mi voglio qui sulla avanzata delle quote rosa. Con tipico vezzo italico la retorica scorre a fiumi ma al netto di questo bisogna dire che anche qui ha prevalso il criterio della professionalità. Forse, per stemperare animi, il sottosegretario Delrio ha fatto capire che la governance, cioè i poteri nell’azienda, è materia di consiglio di amministrazione quasi che il governo non se ne stia occupando. Ovviamente (e meno male) non è così. I poteri sono disciplinati dagli statuti delle aziende e la filosofia è che in ogni azienda vi debba essere uno ed un solo capo azienda, cioè l’amministratore delegato. Tutte le volte che i presidenti hanno cercato di fare gli amministratori delegati e/o viceversa i risultati sono stati funesti.
Bene invece è il criterio secondo il quale il presidente debba avere la delega sull’internal audit. Governare queste complesse partite non è mai facile. Qulche giornale ha scritto che, alla fine, Renzi ha fatto di testa sua al netto dei cacciatori di teste. E’ forse scoprire l’acqua calda affermare che le scelte a certi livelli sono sempre e solo politiche? Ovviamente vanno giudicate dai risultati che conseguono.

*Presidente Federtrasporto

 

Vi spiego tutti i meriti di Profumo e Viola in Mps

05 Apr
5 Aprile 2014

FORMICHE

Di Alberto Brandani, dal sito Formiche.net

Vediamo un po’ di riorganizzare le idee e di trarre dalle vicende del Monte dei Paschi di Siena qualche utile osservazione.

1. La banca è stata guidata con inesperienza e purtroppo l’intelligenza è stata confusa con la competenza.

2. Il management è stato, o quanto meno è apparso, deresponsabilizzato.

Ma qui non si tratta di fare un processo al passato né tantomeno di inseguire gogne giudiziarie.
Qui si tratta di storicizzare l’accaduto e di vedere i fatti per come sono e non per come l’istinto delle contrade vorrebbe apparissero.

LE RACCOMANDAZIONI DI DE MATTIA
Gli analisti più accorti, tutti, ed in primis Angelo De Mattia, raccomandavano alla Fondazione di trovare una via di mezzo: tutelare il proprio patrimonio e non danneggiare l’aumento di capitale della banca. Tutto ciò è stato fatto e siccome “tra il dire e fare c’è di mezzo il mare” va dato atto che la Fondazione esce da uno stato sostanzialmente prefallimentare. Oggi la Fondazione fa bene a mantenere una sua presenza in banca e ancora meglio a individuare i grandi temi (la cultura, la ricerca scientifica) tipici di una fondazione in terra di Siena.

QUALCHE SIGNIFICATIVO RICORDO
Molti anni fa visitando operatori finanziari a New York per conto della banca mi sentii dire: “Beh voi a Siena avete…” e immaginai che l’interlocutore avrebbe continuato dicendo “avete il palio, avete la banca più antica del mondo”. Invece religiosamente e quasi sottovoce ebbe a dirmi: “Beh voi avete la Chigiana”, per dire che l’Accademia Musicale Chigiana è forse il brand più conosciuto di Siena nell’elite culturale statunitense.

IL LAVORO DI PROFUMO E VIOLA
Ma veniamo alla banca. Capisco le perplessità dei risparmiatori dovute ai gravi danni provocati a MPS negli ultimi anni ma oggi i nuovi vertici stanno lavorando bene: Viola ha messo i conti in ordine e il presidente Profumo garantisce quella cornice internazionale per dare un azionariato stabile alla banca più antica e di fascino del mondo.

UNA BEST PRACTICE
Quello di Mps è uno dei più ambiziosi piani di ristrutturazione che una banca abbia deciso di intraprendere. Un profondo ripensamento del modello, eppur tuttavia i risultati ottenuti sono sotto gli occhi: 4000 uscite senza licenziamenti, nel 2013 costi operativi meno 13% (spese generali -15%, costi del personale -10%), dall’inizio del piano risparmiati 600 milioni. Una best practice, insomma. Inoltre è stato fatto il più importante accordo di outsourcing bancario in Europa di oltre 1000 risorse con l’obiettivo di migliorare il servizio, ottimizzare i costi, creare nuove opportunità professionali.

IL PUNTO DI FORZA
La nuova leadership, sul fronte dell’eccellenza operativa, ha saputo costruire un punto di forza significativo. Con un forte “scossone manageriale” è stato introdotto un solido metodo corredato da visione strategica e dalla mobilitazione delle migliori competenze. Read more →

Presentazione “I compagni del Monte” a Roma

02 Apr
2 Aprile 2014

Edoardo Petti, su Formiche.net, ha raccontato così la presentazione:

Mps, lo stato di salute della banca e della fondazione secondo Brandani, De Mattia, Grillo e Gronchi

Un libro spiega come “il groviglio armonioso” tra politica e denaro abbia provocato la crisi del Monte e il patrimonio della fondazione Mps. Ecco il resoconto della presentazione del saggio con le prime valutazioni sul nuovo assetto azionario del Monte dopo la vendita delle quote da parte della Fondazione. Angelo De Mattia, già in Bankitalia e ora editorialista, sotto l’occhio di Umberto Pizzi ha detto che…

Di Edoardo Petti

È possibile distruggere un patrimonio incommensurabile a causa di clamorosi errori di gestione ad opera dei vertici di una grande banca e della fondazione ad essa collegata? Sembra di sì. Almeno rivivendo le tappe recenti dell’esperienza secolare di MPS, ricostruita nel libro “I compagni del Monte. Politici e banchieri di una storia italiana” scritto dal caporedattore della Nazione a Siena Tommaso Strambi e presentato all’Istituto Luigi Sturzo di Roma.

LE RAGIONI DI UN LIBRO

Un volume che tramite il ritratto arguto dei rappresentanti dell’ex gigante creditizio e delle sue capillari ramificazioni ne mette in luce la pervasività, e spiega le ragioni del consenso unanime che la città toscana gli ha sempre riservato. Redatta da Tommaso Strambi ben prima dell’esplosione dello scandalo, l’opera non racconta una vicenda giudiziaria ma le pagine di storia di una banca che dalla fondazione nel 1472 al 2000 è cresciuta e ha diffuso benessere.

Alimentando nello stesso tempo la “megalomania” senese, che “spingeva i rettori dell’Università cittadina a coltivare ambizioni di una nuova Oxford e i politici locali a voler trasformare il piccolo aeroporto militare nel più grande scalo del Centro Italia”. Aspirazioni alimentate grazie alle risorse stanziate dal “babbo Monte” e che hanno raggiunto la cifra record di 287 milioni in un anno. Fino a quando l’odierno vertice ha rimesso in navigazione la barca MPS rendendola nuovamente appetibile per investitori e risparmiatori.

TROPPI POTERI IN UN’UNICA PERSONA

Amministratore di MPS dal 1977 al 1997, e oggi tra l’altro presidente della Fondazione Formiche, Alberto Brandani, ha fatto riferimento all’attuale management per risalire alle origini della crisi dell’istituto creditizio senese. Ricorda come al recente congresso della Federazione autonoma bancari italiani il numero uno del Monte Alessandro Profumo abbia spiegato che cinque anni di gestione di Giuseppe Mussari e Antonio Vigni hanno vanificato cinque secoli di storia gloriosa, gettando un patrimonio incommensurabile nelle mani di banche d’affari.

Una deriva resa possibile, spiega l’ex dirigente, dalla concentrazione nella figura dell’ex presidente di Mps di una straordinaria commistione di cariche e ruoli. A fronte di un ex direttore generale alla completa mercé del sindaco di Siena. “Una miscela che ha allontanato il governo del Monte dai principi più elementari del buon padre di famiglia”. Read more →