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Ferrovie, lasciamoci così senza (?) rancore

27 Nov
27 Novembre 2015
Frecciarossa 1000

Frecciarossa 1000\

Finisce malinconicamente un anno e mezzo di baruffe pasticciate nella holding Ferrovie dello Stato, un gigante di dimensioni europee. Fin dagli inizi il governo non aveva chiarito bene i poteri del presidente e quelli dell’amministratore delegato, quasi lasciando intendere che la governance, cioè i poteri dell’azienda, fosse materia da consigli di amministrazione.
Ovviamente (e meno male) non è così.
I poteri sono disciplinati dagli statuti delle aziende e la filosofia è che in ogni azienda vi debba essere uno ed uno solo capo azienda, cioè l’amministratore delegato.
Tutte le volte che i presidenti hanno cercato di fare gli amministratori delegati e/o viceversa i risultati sono stati funesti.
Bene invece è il criterio secondo il quale il presidente debba avere la delega sull’internal audit.
Il presidente Marcello Messori si è sentito probabilmente defraudato mentre Michele Elia, l’amministratore delegato era abituato ad un consiglio ed a un presidente coeso con il manager capo azienda (per intendersi modello Moretti).
Michele Elia era stato scelto perché era l’usato sicuro che aveva dato grande prova di sé ad Rfi e bisogna onestamente dire che i risultati gli hanno dato ragione anche a capo di Fs che ha continuato a sfornare utili e risultati. Se ne va, in punta di piedi, un manager preparato e per bene.
Arriva Mazzoncini: lo consideriamo capace, volitivo e con una buona visione strategica. Trova un management di prim’ordine da Gentile a Rfi, a Soprano a Trenitalia, a Morgante e Stefano Savino in Fs e se saprà amalgamare vecchie e nuove energie, i risultati non mancheranno.
Ma se il Governo non vuol bruciare anche Mazzoncini faccia chiarezza su come e su cosa voglia fare. Gli analisti e i consulenti si dividono equamente: privatizzare una quota dell’intero pianeta Ferrovie o fare il cosiddetto “spezzatino” e quindi privatizzare in parte?
Su questo siamo abbastanza fiduciosi perché il premier Renzi alla fine deciderà.
Sullo sfondo ma non proprio in fondo un enorme patrimonio umano (80.000 dipendenti più un conseguente indotto), uno sconfinato bagaglio tecnologico, un grande Museo di storia industriale e le attese di decine di milioni di utenti giornalieri.

Un piano organico per i trasporti

21 Lug
21 Luglio 2015

Dall’inserto Eventi de Il Sole 24 Ore di Lunedì 20 luglio ’15

“Contro i rischi dell’unbundling, politiche e regole chiare”

Il punto di vista del presidente di Federtrasporto Alberto Brandani

Eventi, il Sole 24 Ore, 20 luglio '15Le Fs, recentemente, hanno messo sui binari il Frecciarossa 1000, un ritrovato di tecnologia, che ammissione dell’a.d. Del Gruppo, Elia, “non sarebbe realtĂ  senza un intenso lavoro di coordinamento tra le varie societĂ  del Gruppo”.
Queste sinergie benefiche potrebbero essere messe a rischio con unbundling, ovverosia la completa separazione fra i gestori delle infrastrutture nazionali e le imprese ferroviarie prevista nella bozza del IV Pacchetto Ferroviario: “Si tratta -dice Alberto Brandani, presidente di Federtrasporto- di una divisione non necessaria: le societĂ  del Gruppo Fs operano giĂ  con una separazione contabile, gestionale e funzionale, con diversi step di controllo dei bilanci, dai cda ai collegi dei sindaci, dalle societĂ  di revisione ai ministeri, fino alla Corte dei Conti: non possiamo permetterci, come Paese, di ridurre la spinta all’innovazione ferroviaria. Siamo gli unici al mondo a ospitare sulla rete Av un operatore privato (fattore senz’altro positivo): la Francia, che aveva diviso la Sncf in varie societĂ  indipendenti nel 1997, proprio quest’anno è tornata sui propri passi, riunendole sotto un’unica holding, al fine di aumentare l’efficienza e ridurre i costi”.
Dalla strada ferrata, al trasporto su gomma e logistica, dove la richiesta è quella di un piano organico fatto di politiche e regole chiare, uniformi e non discriminatorie, con soluzioni innovative per cogliere le opportunitĂ  offerte dalla favorevole congiuntura e consentire alle imprese italiane di recuperare quote di mercato, con vantaggi per l’intera economia italiana: “A livello nazionale -argomenta Brandani- servono misure a sostegno degli investimenti che ancora tardano a concretizzarsi creando alle aziende difficoltĂ  di programmazione, bloccando gli acquisti di nuovi veicoli a danno di tutto il nostro sistema economico e produttivo. A livello internazionale, invece, va fronteggiato il fenomeno del dumping sociale, istituito il doppio registro per gli autisti impiegati nei trasporti internazionali, fermata l’ulteriore liberalizzazione del cabotaggio stradale, sancita l’uscita dell’Italia dalla Cemt e ridotti i contingenti bilaterali con i Paesi non-Ue”.