Il garantismo a velocità variabile del PD (ovvero: decido come meglio credo)
Nei tempi andati i commentatori ed i protagonisti della vita politica si dividevano tra giustizialisti e garantisti. La differenza era nota e non occorreva quasi a nessuno un “bignami” interpretativo.
La seconda repubblica aveva confuso i confini ma mai si era veduto una babele interpretativa come oggi.
Il PD, partito più forte, registra appunto per questo le più forti contraddizioni.
Garantista con De Luca, candidato presidente in Campania con una condanna di primo grado e severissimo con Lupi, ministro senza avviso di garanzia; probabilmente garantista con il sindaco di Siena Valentini (avviso di garanzia) e severo col suo predecessore Ceccuzzi, dimessosi all’indomani di un avviso di garanzia.
Garantista a oltranza per sottosegretari e severo con gli alleati di De Luca definiti addirittura impresentabili.
Ora sia chiaro che:
- siamo sempre stati favorevoli ad un corretto garantismo
- siamo ancor più favorevoli a che il giudizio riguardi criteri di opportunità politica, ma questo significa anche esaminare caso per caso, con serenità salomonica, ed avendo il coraggio di spiegarlo chiaramente.
Verrà così reso un servizio al dibattito sulla giustizia ed in definitiva al funzionamento delle istituzioni.
Prof. Alberto Brandani
è semplicemente un realista, dote fondamentale nella politica.
E questo realismo lo porta ad adattare le decisioni in base alla situazione contingente: esempio di ciò sono le sue scelte in campo economico che non sono né stataliste, né liberiste, ma sono un mix di entrambe a seconda dei casi, delle opportunità e dei risultati da conseguire.
Si decide caso per caso anche per quanto riguarda gli avversari. Così non è. Per quanto riguarda Renzi in generale il suo obiettivo è il consenso, punto. Credo che questo sia l’unico risultato che vuole conseguire. Con conseguenze a volte discutibili, altre condivisibili in termini di scelte politiche e riforme attuate. Allo stesso tempo gli riconosco un merito: sta facendo. Abbiamo comunque una riforma del lavoro, una legge elettorale e una riforma della scuola in dirittura d’arrivo. Per quanto possano essere definite delle emerite porcate o meno, erano anni (per non dire decenni) che non si vedeva “fare”.
Questo non si chiama realismo, Gaspare: si chiama navigare a vista. Che Renzi governi così è legittima scelta politica (“meglio tirare a campare che tirare le cuoia”, no?), ma almeno ci risparmi la noiosa retorica sul cambiamento, la volta buona etc etc
Giuseppe, per me non è navigare a vista. Dobbiamo semmai renderci conto di una cosa: gli schieramenti ideologici sono morti. Lo erano 20-30 anni fa nel resto del mondo, noi in Italia li abbiamo “conservati” per oltre 20 anni, grazie alla contrapposizione Berlusconi-antiberlusconi, direi che oggi possiamo sommamente portare avanti un disegno di politica flessibile e che si adatti alle circostanze come succede (o dovrebbe accadere) in molteplici campi come l’economia e così via.
Analizziamo come si sta comportando in economia: da un lato lavora per svecchiare il mondo del lavoro e certe dinamiche di concertazione, e, contemporaneamente, lavoora per rendere preferibile il contratto a tempo indeterminato (il vero vulnus non è mai stato contratto a tempo determinato o indeterminato, ma che il contratto a tempo indeterminato era blindato sia che l’azienda andasse bene sia che andasse male); poi interviene sulla rete che dorebbe ospitare l’infrastruttura di internet a banda ultra larga, e lo fa tramite Enel (un soggetto in cui la mano dello stato è forte, ma che è terzo rispetto alle logiche dei vari operatori telefonici, con il risultato che questi ultimi possono concentrarsi davvero sulla concorrenza senza poi sfruttare la rendita di posizione) che è uno dei player accreditati per dare questa struttura per internet; poi interviene sulle banche popolari e sul mondo creditizio da un lato spingendole a diventare SPA (e quindi a dovere uscire dal loro guscio e sganciandole in parte dalla politica), senza che però prende parte nel processo di fusione e anzi promuovendo una autoriforma delle fondazioni bancarie. Poi inizia a lavorare ad una semplificazione per il recupero crediti (norma che mi aspetto solleverà infinite polemiche, ma che è necessaria), Infine fa una legge sugli ecoreati che era in attesa di vedere la luce da 20 anni. Si vede che vi è un mix di dirigismo e di liberismo; e non cito l’ILVA o le prossime mofifiche al Fondo Strategico. Quel che voglio dire è che cercare di inscatolare una azione politica di governo entro certe visioni “ideologiche” risulta essere molto limitante.
Al PD o meglio a Renzi non frega proprio nulla di quello che pensano gli altri. Le leggi elettorali si fanno con tutte le forze politiche, non a colpi di maggioranza… tra l’altro la stessa massima l’aveva data lo stesso premier.
Le leggi o I disegni di legge si discutono in parlamento sopratutto se riguardano modifiche costituzionali.
Altrimenti si chiama dittatura della maggioranza, che tra l’altro, maggioranza non è visto che alle politiche il PD ha preso il 25%. Capisco che la confusione sia tanta, ma le elezioni europee non determinano i seggi al Parlamento italiano!
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