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Gramellini a ringraziare Ferrero può pensare lei?

17 Nov
17 Novembre 2015

Salone del Libro di Torino

E’ un peccato che Massimo Gramellini abbia avuto l’influenza e che non abbia avuto modo probabilmente di seguire l’odissea del Salone del libro di Torino, la seconda realtà europea di questo difficile mercato. Ogni anno al Lingotto arrivano in cinque giorni quasi 300.000 visitatori, migliaia di scrittori, centinaia di editori e tutto viene guidato dall’indiscussa e indiscutibile autorevolezza di Ernesto Ferrero.
Come ormai sanno tutti gli addetti ai lavori, a maggio Ferrero era stato congedato dalle autorità preposte a decidere. Talvolta però le vicende si complicano ed in questo caso le signore designate al ruolo di presidente della Fondazione e di direttore del Salone, in un crescendo rossiniano, si sono presto accapigliate ed alla fine la direttora ha gettato la spugna. A quel punto (siamo ai primi di settembre) la situazione era veramente compromessa e a Chiamparino e Fassino, persone serie e specchiate, non è restato altro che richiamare in gran fretta il vecchio Ferrero chiedendogli se poteva far loro la cortesia di riprendere in mano il Salone del libro. Ernesto, sabaudo di nome e di fatto, ha obbedito e si è messo subito al lavoro per salvare una manifestazione che è diventata un vanto nazionale.
Ci saremmo aspettati che la città registrasse questo fatto come un segno di vitalità. Ma oggi le città sono un po’ apatiche e forse non si appassionano all’idea che un signore non più giovanissimo riesca ancora ad amalgamare i lettori e gli autori, le case piccole con le grandi, i bambini ed i ragazzi con gli specialisti di discipline difficoltose.
Infatti in un grande articolo sulla Stampa (udite! udite!) si avverte che Ferrero non può essere retribuito per la celeberrima (negativamente) legge Madia che vorrebbe i pensionati solo ai giardinetti. In verità qualche accorgimento perfettamente legale per superare la difficoltà si potrebbe trovare, ma forse manca la volontà politica. Ma tant’è, Ernesto Ferrero annuncia che non può mollare la nave proprio adesso, e dunque svolgerà gratuitamente il suo ruolo sottraendo tempo alla sua famiglia, ai suoi studi e un pò anche alla sua salute, perché certamente in queste condizioni qualche arrabbiatura gli sarà pure venuta.
Ci saremmo aspettati un qualche pubblico ringraziamento per il vecchio Ferrero ma sinceramente non ce ne siamo accorti ed allora ci siamo detti: chissĂ  che Massimo Gramellini non pensi lui a farlo a nome di tutti.

Abbiamo uno dei piĂą importanti manager europei? Perfetto, cambiamolo. Succede al Salone del libro di Torino.

17 Lug
17 Luglio 2015
Il presidente della Fondazione per il libro, Rolando Picchioni, e il direttore del Salone Ernesto Ferrero

Il presidente della Fondazione per il libro, Rolando Picchioni, e il direttore del Salone Ernesto Ferrero

Tanti anni fa nella colta ed austera Torino Ernesto Ferrero iniziava insieme a Picchioni quella lunga traversata umana professionale e quasi miracolosa che ha portato il Salone del libro di Torino ad essere la seconda realtà europea in questo difficile mercato. Ogni anno al lingotto in cinque giorni arrivano 300.000 visitatori,  migliaia di scrittori, centinaia di editori. Un magma incandescente dove tutto si tiene e dove tutto viene forgiato dalla mano ferma e sapiente del Direttore.
Un manager editoriale coi fiocchi Ferrero: tiene le briglie del Salone senza urlare ma con la fermezza che gli deriva da una indiscussa ed indiscutibile autorevolezza. Merce rara ai giorni nostri che il volgo e l’inclito spesso confondono con l’autorità. L’autorevolezza di Ferrero coincide con la sua pazienza, con la sua educazione, con la sua ostinazione e alla fine tutto sapientemente si amalgama, i lettori con gli autori, le case piccole con le grandi, i bambini ed i ragazzi con gli specialisti di discipline difficoltose.
Si può dire che un Paese senza politica è come una casa senza libri: gli manca l’anima. Ferrero cerca di lenire le cure giornaliere del nostro vivere con le buone letture, con l’odore della carta stampata, con il piacere di educare alla lettura.
Tutto bene dunque? Non proprio perché una mattina le autorità preposte decidono che Ferrero è alla fin fine da rottamare. Lo sconcerto è grande tra gli addetti ai lavori ma tant’è: alea iacta est, a settembre Ferrero sarà accantonato.
La cosa grottesca però è che, stando ai soliti bene informati, sembrerebbe che le due signore preposte al ruolo di Presidente della Fondazione e di Direttore del Salone, stiano già litigando sulle rispettive competenze prima ancora di montare in sella.
A Chiamparino e Fassino, persone serie, specchiate ed equilibrate vorremmo chiedere: non sarebbe stato meglio un bel bando internazionale come si fa per i grandi musei e come peraltro anche a Torino ha fatto il Museo Egizio e far accompagnare per qualche periodo di tempo il nuovo manager al grande vecchio Ferrero?
Non siamo per natura guastatori anzi è proprio il caso di dirlo alla luce di questo evento laudatores temporis acti.