Archive for category: Riflessioni

“Senza Rete”

19 Giu
19 Giugno 2014

senza_rete_beniamino_pagliaro_lLe parole “fare sistema” non mi pare di averle trovate nel libro “Senza Rete” di Beniamino Pagliaro (ed. Guerini) e c’è da esserne grati all’autore, perché si tratta di una delle invocazioni più abusate e sterili con riferimento alle auspicabili scelte nazionali per i trasporti.

Il libro in effetti parla di reti, di nodi e connessioni. Di infrastrutture. E giustamente ne parla attraverso i traffici che sulle reti corrono o si spera che corrano, delle aziende pesanti e low cost che le usano, di tutti quei modelli di servizio e d’azienda che stanno rapidamente diventando i driver della mobilità di merci e persone.

L’Italia è descritta come un Paese pervicacemente “senza rete”, quindi pessimamente attrezzato a cavalcare i cambiamenti in atto del mondo, ma destinato a cambiare lo stesso, a dispetto di sé.

L’illustrazione dell’autolesionismo nazionale che percorre tutto il libro ha due meriti, dopo che il lettore si sia faticosamente ripreso dallo sconforto angoscioso:

  1. il primo è che su come funziona il mondo delle reti e della logistica il libro, pur con grande agilità, accoglie in pieno la complessità ed evita le semplificazioni che, su questi temi, sono tanto diffuse quanto dannose (in materia di trasporti semplificazioni e demagogia sono un’altra espressione dell’autolesionismo perché servono benissimo per fare scelte sbagliate),

  1. il secondo è che ci alza leggermente da terra e ci obbliga a guardare alle nostre scelte da diverse prospettive ma tutte un po’ più globali, che sono quelle reali oggi. Non a caso il libro inizia dal mare e si chiude un po’ sulla galassia Maersk, un po’ sulla rivoluzione del web e del software, un po’ sulla generazione under 40 che sceglie la bicicletta e “costringe l’industria a interrogarsi sul futuro”.

Il libro ha anche il buon gusto di raccontarci che succede al commercio mondiale, alla distribuzione modello Amazon, alla concorrenza nei cieli d’Europa, alle navi giganti che vanno piĂą piano per risparmiare carburante, e anche ai treni d’Italia, senza affidarsi alla mera teoria economica, che ha largamente dimostrato di non bastare nĂ© per evitare le crisi nĂ© per governarle, neppure a valle di una crisi che ci ha trasformato da un Paese che snobbava le compatibilitĂ  economiche in un Paese in cui anche i sassi sanno che cosa siano lo spread e il credit crunch. Read more →

La legge che azzera il finanziamento pubblico ai partiti li farĂ  rinascere

19 Giu
19 Giugno 2014

silvio_chiede_soldi.jpgPARADOSSI DELLA STORIA

Siamo arrivati alla fase finale. I cantori della morte dei partiti hanno predisposto una solenne messa cantata.

Dal 2017 non ci sarà più alcun finanziamento pubblico ad una forza politica ma, nel frattempo, si è per 20 anni detto così male della politica, facendo di tutta l’erba un fascio che, sicuramente, non troveremo un finanziatore che è uno “ dall’Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno”.

La storia però è beffarda. Costretti dalla fame e dalla disperazione i partiti torneranno a trovare la ragione economica di vita nella forma della prima repubblica: gli iscritti ed il tesseramento.

Con 80.000 iscritti a 10€ l’uno una piccola forza avrà 800.000€ l’anno che potranno servire per vivere in dignitosa povertà. Stesso discorso dicasi per le grandi forze politiche.

Dopo aver visto plotoni di esecuzione, la dea bendata offre, a chi voglia fare politica in modo pulito, un ritorno alle origini.

Non è un caso se Berlusconi, che ha demonizzato per 20 anni le tessere, fa parlare ora di tesseramento.

Considerazioni finali prima del voto

24 Mag
24 Maggio 2014
  1. urna-elettoraleI 7 milioni di italiani che non andranno a votare è come se spengessero la luce del futuro in casa loro. E’ un errore dovuto a stanchezza, disillusione, amarezza e crisi economica. Comprensibile ma resta un errore.
  2. Grillo ha condotto una campagna elettorale tecnicamente molto buona, ha gradualmente alzato i toni e nell’ultima settimana ne ha dette di tutti i colori. Ma l’obiettivo vero sono e restano gli elettori del PD. Se poi i berlusconiani in libera uscita e destra estrema lo votano tanto meglio ma non è il cuore del problema. Le anime candide che pensavano che prendesse solo i voti degli analfabeti si rassegnino. Raccoglie voti in tutti i ceti sociali. L’unico modo per batterlo è far rinascere la buona politica.
  3. Berlusconi ha fatto il possibile. Come un vecchio guerriero faceva talora tenerezza ma bisogna anche dire che il suo peso in talune partire della politica estera forse lo rimpiangeremo (vedasi rapporti con la Libia e con la Russia). Combatte da solo senza squadra, come al solito si mette in gioco in prima persona ma i contraccolpi del tempo, delle vicende giudiziarie passate e di quelle potenzialmente future rendono il suo compito arduo.
  4. NCD e UDC hanno un compito di cerniera, far capire agli italiani che non c’è futuro senza europa e senza stabilità di governo.
  5. Infine Renzi ci ha messo del suo. Tutto ciò che aveva: energia, spregiudicatezza, attivismo. Ha recuperato un ruolo per la politica e per il suo attonito partito. Molti osservatori lo descrivono come un Berlusconi giovane, senza problemi giudiziari e senza gossip sentimentali. A nostro giudizio arriverà primo e Grillo non sarà ad una incollatura. Gli italiani vogliono sentir parlare di posti di lavoro e soprattutto di come crearne di nuovi. Speriamo che i governanti se ne ricordino.

 

Bisogno di lavoro….e di un po’ di normale tranquillità

23 Mag
23 Maggio 2014

EuropaItaliaMentre lo spread svolazza lugubre e centinaia di milioni di euro arrugginiscono nei piazzali dell’Ilva, mentre la Costituzione più bella del mondo rischia di essere manomessa in notturna da qualche azzeccagarbugli, mentre volano parole grosse e speriamo solo quelle, il Paese normale avrebbe bisogno di qualche posto di lavoro in più, di un po’ di tranquillità in più e di qualche opportunità in più per i nostri giovani.

Renzi scopre improvvisamente di non essere santo né tantomeno “santo subito”.

Il paese reale si accontenterebbe di vedere pagati i debiti della pubblica amministrazione, tutti e per davvero.

E perché le banche non ritornano a far banca con il vecchio sconto fatture almeno sui lavori fatti per lo stato e dallo stato stesso certificati?

Non vuole grandi cose questo Paese ma tornare a casa senza l’angoscia di un domani strozzato da furori di piazza, da gufi permanenti e da un misto di improvvisazione e talora inettitudine che lasciano tutti con il fiato sospeso.

Renzi ci ha messo coraggio, voglia di fare, una ventata di giovanile e positiva elettricità ma ora è il momento di rassicurare il Paese, l’Europa e in fin dei conti tutti noi stessi.

Nomine: l’importante adesso è che i presidenti non vogliano fare gli ad

24 Apr
24 Aprile 2014

italiaoggi_brandani_230414

di Alberto Brandani*, pubblicato su ItaliaOggi.

La recente tornata di nomine induce a qualche riflessione. La prima è che per gli amministratori delegati di Eni ed Enel si è scelto professionalitĂ  indiscusse premiano le soluzioni interne (il che spesso aiuta a galvanizzare il management). Per Poste soluzione esterna di grande Standing e per Finmeccanica un sergente di ferro come Mauro Moretti anche se qui il desiderio di cambiare tutto a prescindere ha trovato un argine nella conferma di De Gennaro (segno che l’iniziale volontĂ  rottamatrice di Renzi stia lasciando positivamente spazio ad una piĂą raffinata capacitĂ  di governo?). Va detto, per onestĂ , che gli uscenti avevano tutti lavorato bene e a lungo.
Non mi voglio qui sulla avanzata delle quote rosa. Con tipico vezzo italico la retorica scorre a fiumi ma al netto di questo bisogna dire che anche qui ha prevalso il criterio della professionalitĂ . Forse, per stemperare animi, il sottosegretario Delrio ha fatto capire che la governance, cioè i poteri nell’azienda, è materia di consiglio di amministrazione quasi che il governo non se ne stia occupando. Ovviamente (e meno male) non è così. I poteri sono disciplinati dagli statuti delle aziende e la filosofia è che in ogni azienda vi debba essere uno ed un solo capo azienda, cioè l’amministratore delegato. Tutte le volte che i presidenti hanno cercato di fare gli amministratori delegati e/o viceversa i risultati sono stati funesti.
Bene invece è il criterio secondo il quale il presidente debba avere la delega sull’internal audit. Governare queste complesse partite non è mai facile. Qulche giornale ha scritto che, alla fine, Renzi ha fatto di testa sua al netto dei cacciatori di teste. E’ forse scoprire l’acqua calda affermare che le scelte a certi livelli sono sempre e solo politiche? Ovviamente vanno giudicate dai risultati che conseguono.

*Presidente Federtrasporto

 

Moro ed Eugenio Scalfari

06 Gen
6 Gennaio 2014

La ricerca del compromesso – ha detto piĂą volte il Papa rivoluzionario – è il solo antidoto al fanatismo, all’integralismo e all’assolutismo. Mi auguro che lo ascoltino anche i politici di casa nostra. Soltanto con il compromesso e non con il radicalismo si rafforza la democrazia.

Nel leggere queste parole ho pensato che l’autore fosse Aldo Moro, il grande leader democristiano assassinato dalle Brigate Rosse, mi sbagliavo è Eugenio Scalfari al quale va riconosciuta l’onestĂ  intellettuale della ricerca e dell’approfondimento.

Mai come in questo periodo vi è da parte delle elites del paese una nostalgia certa della migliore Democrazia Cristiana. 

L’importanza della lettura

16 Dic
16 Dicembre 2013

E’ importante avviare i giovani alla lettura senza preclusione degli autori più o meno adatti. E’ dalla lettura che si impara a scrivere molto per dire talvolta poco ed a scrivere poco per dire molto.