Archive for category: Cultura

Il Prof. Brandani presenta: ”La bellezza rubata”, di Laurie Lico Albanese

05 Set
5 Settembre 2019

Pubblicato su “La Freccia”, Settembre ’19

La bellezza rubata è un romanzo di memorie, quelle memorie che fanno parte del nostro vissuto sociale e culturale (anche se non ce ne accorgiamo) e che, se andassero dimenticate, farebbero perdere un tassello dell’identità unica della nostra storia.
Il libro di Laurie Lico Albanese si sviluppa su due filoni e si svolge in un arco temporale che dura più di un secolo (dalla fine del 1800 fino ai primi anni 2000). Vienna è lo scenario principale, città di sogni e magnificenza che inizia ad aprirsi alle modernità artistiche che meglio rappresentano la verità e la condizione umana, ma dove cominciano anche a svilupparsi i primi focolai dell’antisemitismo.
Adele e Maria sono zia e nipote di origini ebraiche, ma ciò che le ha legate maggiormente non è stato il tempo trascorso insieme (sfortunatamente esiguo) piuttosto i loro caratteri determinati, l’amore per la famiglia, il disprezzo per le ingiustizie e l’arte.
Adele fin da bambina ha sempre mostrato un’acuta intelligenza, amore per l’arte ed una feroce curiosità; tutte doti che all’epoca erano considerate superflue per una donna. Nonostante ciò, grazie alle possibilità della sua famiglia e, soprattutto, grazie al matrimonio con un uomo che l’ha amata e compresa, ha potuto soddisfare i suoi desideri di conoscenza ed è potuta entrare in contatto con le personalità più importanti dell’epoca a Vienna.
Qui conosce Gustav Klimt, artista carismatico e all’avanguardia e lei diventa soggetto di ispirazione per alcuni quadri che sono ancora oggi famosi in tutto il mondo.
Maria comincia il suo racconto nel 1938 quando i nazisti entrano a Vienna e intraprendono il processo di arianizzazione. Di fatto usavano la violenza per espropriare gli ebrei da tutto quello che avevano (case, beni, società lavorative…) obbligandoli a firmare delle carte che rendessero “legittimi” quei furti; tra i numerosi beni confiscati alla famiglia di Maria c’era un quadro della zia Adele ritratta da Klimt.
L’invasione dei tedeschi obbligò tutti gli ebrei a scappare in clandestinità, così anche Maria cominciò il suo viaggio ma, anche dopo molti anni, il pensiero correva al quadro della zia. Lo zio aveva cercato invano di recuperarlo e in punto di morte le aveva chiesto di continuare a cercarlo.
Credo che uno dei messaggi che ci ha voluto trasmettere l’autrice sia quello di salvare la bellezza. Facendo riferimento all’arte «ogni arte ha il suo tempo, ma la bellezza rimane per sempre».
Ogni artista ha sentito e sentirà l’esigenza di adeguare i propri lavori al contesto sociale o alla propria personalità, ma se quello che riuscirà ad esprimere sono le emozioni, le debolezze, le passioni di questo mondo e degli uomini, allora la sua arte durerà nel tempo.

Un assaggio di lettura

Lo scaffale della Freccia

Il Direttore dell’Osservatore Romano Andrea Monda nuovo membro della giuria letteraria del Brignetti

10 Mar
10 Marzo 2019

“Convinti che Andrea Monda saprà dare il suo contributo spassionato, appassionato ed autorevole”

Dopo una serie di riflessioni e contatti discreti la scelta di Alberto Brandani, Presidente della Giuria Letteraria del Premio Letterario Internazionale Isola d’Elba, è caduta sul neo Direttore dell’Osservatore Romano Andrea Monda quale nuovo membro giuria letteraria.
Classe 1966, laureato in Giurisprudenza e in Scienze Religiose, editorialista della Civiltà Cattolica, del Foglio e dell’Avvenire, docente di scienze religiose presso i licei e presso la Pontificia Università Lateranense, conduttore del programma televisivo di successo “Buongiorno professore” e per altro il maggior riconosciuto studioso e saggista di Tolkien.
“Ci sembrava una scelta nella tradizione del nostro premio letterario, – ha dichiarato Alberto Brandani – convinti che Andrea Monda saprà dare il suo contributo spassionato, appassionato ed autorevole”.

“Lei non sa chi sono io”, presentazione a Colle Val d’Elsa

11 Ott
11 Ottobre 2017

Baudino stuzzica l’appetito dei lettori con il suo “Lei non sa chi sono io”

22 Set
22 Settembre 2017

E’ uscito per l’editore Bompiani “Lei non sa chi sono io di Mario Baudino. Mario vecchio caporedattore delle pagine culturali della Stampa ha lavorato molto a questo testo che è un saggio romanzato sulla pratica e persino il culto dello pseudonimo nella letteratura. Ma tutto il libro è movimento, sorprese e un lungo gioco a rimpiattino dove da quinta di fondo vi è il mondo odierno delle fake news e della fake era. Ma andiamo con ordine.

Romain Gary è stato una di quella figure pubbliche che la Francia ha saputo esaltare nel Novecento: pilota di guerra (come Saint-Exupéry e André Malraux), eroe gollista, dandy, va da sé, elegantissimo e provocatorio, carisma indiscutibile, belle donne e vita inimitabile, o quasi. Si uccise con un colpo di pistola nella casa di Rue du Bac, a Parigi, il 2 dicembre 1980, uscendo alla sua maniera da un’esistenza dove soltanto sesso e letteratura gli parevano offrire qualche spunto di significato. Era trascorso poco più di un anno dal suicidio della seconda moglie, dalla quale ormai viveva separato da tempo pur avendo conservato rapporti di grande amicizia: l’attrice Jean Seberg, indimenticabile protagonista di A bout de soufflé. Aveva sessantasei anni, e morendo completò l’edificio per la sua leggenda critica. Oppure, se vogliamo, il suo “romanzo totale”.

Pochi mesi prima aveva scritto una breve memoria, che il 30 novembre spedì all’editore Gaston Gallimard perché la pubblicasse postuma. Si intitolava Vita e morte di Emile Ajar e terminava con un saluto piuttosto ironico: “Mi sono davvero divertito. Arrivederci e grazie.” (Ajar era stato in realtà per sei anni il suo doppio, un autore completamente inventato. Lui era un uomo maturo, Ajar un immaginario giovane “arrabbiato” che viveva in Brasile per via di certi conti irrisolti con la giustizia francese.)

L’incipit non poteva essere più scoppiettante: Romain Gary infatti vinse un Gouncourt nel 1956 con “Le radici del cielo” e divenuto Emile Ajar replicò trionfalmente con “La vita davanti a sé”. Nel primo dei suoi undici capitoli, Baudino collega con un avvicinamento degno dei migliori giallisti Romain Gary alla Ferrante. Bisogna infatti ricordare che lo scrittore avanza l’ipotesi letteraria che la Ferrante sia Anita Raja ma che Raja rivoltato è appunto Ajar.

Il libro è leggibile per così dire a dispense. Ogni capitolo narra una storia più curiosità ed anche motivazioni le più svariate che possono portare all’uso dello pseudonimo. La più affermata è quella tutta pirandelliana di essere uno, nessuno e centomila. Ma ve ne sono anche altre di natura più squisitamente difensiva sia riferito ai servizi segreti sia a religioni e cognomi scomodi sia all’evidente desiderio di stupire e scandalizzare come nel caso di George Sand.

Nella classifica degli pseudonimi senz’altro Henri Beyle ovvero Stendhal li batte tutti arrivando alla frenetica produzione di ben 350. Stendhal è in realtà il nome di una città prussiana scelta perché probabilmente fa rima con scandal e con questo nome Henri Beyle pensava di raggiungere la gloria e di gloria vera si tratta: da il Rosso e il Nero alla Certosa di Parma a Lucien Leuwen tutti di romanzi straordinari e che hanno segnato la storia universale della letteratura. Protettori, amanti di rango pronte a qualsiasi cosa per lui completano il personaggio, ma non aggiungono nulla alle straordinarie capacità letterarie di Stendhal perché due sono le osservazioni di fondo che paiono emergere dalla analisi di Baudino. La prima: gli pseudonimi portano fortuna? Ebbene signori miei senz’altro si nella gran parte dei casi. Questo è quanto spiegano del trame del libro. Secondo: sono tutti grandi autori coloro che adoperano uno pseudonimo? Qui la risposta che il nostro ci da è più articolata. La galleria sterminata di autori che esso cita fanno propendere per il si ma vi è poi quasi una sorta di internet surreale, il mondo sconosciuto di milioni di “scriventi” che viceversa nessuno conoscerà mai, pseudonimi o no, che si perdono nelle vie lattee della carta stampata.

Ma torniamo al nostro testo. Dicevamo che può essere letto a dispense: Ernest Hemingway che sponsorizza per il Nobel “quel meraviglioso scrittore di Isak Dinesen” che altri non era se non Karen Blixen, la splendida storia di Historie d‘O di Pauline Réage dietro cui si nascondeva una traduttrice (ahi ahi queste traduttrici n.d.r.) come Dominique Auly. Certo è indubbio che i testi affrontati in questo libro sono tanti e così avvincenti e così da libreria stregata che ci permettiamo di annunciare una nostra modestissima teoria: Mario Baudino ha voluto invogliare i lettori a leggere Stendhal e Orwell, la Ferrante e Karen Blixen, Natalia Ginzburg e Alberto Moravia per dire a tutti noi di leggere, leggere, leggere, e se poi la via faticosa della lettura è allietata ogni tanto alla fonte riposante della ricerca scherzosa su l’equipe Ferrante o su Romain Gary diciamo a Baudino che di scrivere questo libro è valsa la pena.

Premio letterario Brignetti, vince Domenico Starnone con “Scherzetto” – Il servizio del TG5

12 Lug
12 Luglio 2017

Il Tg1 a Colle per “Il libro, casa comune”

05 Mag
5 Maggio 2017

Il servizio di Virginia Volpe da Colle Val d’Elsa per raccontare “Il libro, casa comune”, convegno con cui il Prof. Alberto Brandani ha presentato l’iniziativa di donazione di 5.000 libri alla locale biblioteca comunale.

La Rai racconta “Il libro, casa comune”

20 Feb
20 Febbraio 2017

Il servizio di Rosellina Mariani da Colle di Val d’Elsa, servizio andato in onda su RaiUno Sabato 19 febbraio. All’interno trovate l’intervista al Prof. Alberto Brandani ed allo scrittore Ernesto Ferrero, già direttore del Salone del libro di Torino.