Archive for category: Politica

La statista Hillary Clinton

02 Mar
2 Marzo 2016

Oggi la stampa internazionale e nazionale dedica una o due pagine alla vittoria di Hillary Clinton nel South Carolina e al discorso “oggettivamente da statista” che essa ha svolto. Vorrei ricordare ai nostri 15 lettori che da qualche anno (e ancor più da quando si manifestavano le potenzialità presidenziali di Hillary) sostengo le seguenti argomentazioni:

  1. Hillary Clinton è stato un eccellente senatore e soprattutto un grande Segretario di Stato;

  2. È uno dei candidati alla presidenza degli Stati Uniti più preparati dal dopoguerra ad oggi (mi viene in mente ad esempio Adlai Stevenson);

  3. La stampa americana ha fatto di tutto ed anche di più per affossarne l’immagine;

  4. Quando era la moglie del presidente Clinton si sosteneva che gli aveva perdonato le scappatelle per chi sa quali motivi, mentre semplicemente si trattava di una moglie che teneva in piedi un matrimonio con tutto ciò che questo comporta;

  5. Quando era senatrice invece di apprezzarne l’indiscutibile competenza sui dossier, si preferiva parlare della sua arroganza che era semplicemente un austero senso delle istituzioni;

  6. Quando era Segretario di Stato si è dovuto aspettare che lasciasse spontaneamente l’altissimo incarico per ammirare quantità e qualità di atteggiamenti in quel delicatissimo ruolo;

  7. Oggi si continua da mesi a farfugliare su responsabilità in mail di modesto valore, per l’ossessione vergognosa della maggioranza repubblicana al Senato che teme il confronto politico con la stessa.

Certo se l’America sceglierà Donald Trump bisogna sperare solo nella misericordia divina anche se è vero che candidati assolutamente improponibili sono poi rinsaviti di fronte alle immani responsabilità del ruolo presidenziale.

Mi sia consentito oggi però di dire che se nonostante l’ingiusto atteggiamento tenuto dai media americani, con la lodevole eccezione del New York Times, nei confronti di Hillary, la candidata democratica arriverà alla presidenza degli Stati Uniti sarà senz’altro premiata la tenacia, la volontà, l’infaticabile dinamismo, il non essere mai arretrata anche nelle situazioni più disparate (e disperate), l’aver avuto dalla sua competenza e intelligenza come da tempo non si vedevano.

Basti a quest’ultimo proposito vedere come ha gestito la vicenda del suo alter ego democratico Bernie Sanders coccolato dai media e dalle televisioni. Media e televisioni che a forza di parlare di Donald Trump potrebbero portare il Paese sull’orlo di scelte sconsiderate.

Ma di questo riparleremo dopo il supermartedì (primarie in 15 Stati).

Il riformismo di Amintore Fanfani

06 Nov
6 Novembre 2015

Amintore Fanfani

Il riformismo di Amintore Fanfani è stato dal ‘46 ad oggi il più autentico e sostanziale tentativo di riformare il Paese. Esso ebbe certo in De Gasperi una levatrice benevola ma fu l’irruento aretino a determinare le condizioni di un cambiamento profondo nella storia sociale italiana.
Tre le caratteristiche generali sulle quali oggi ci soffermeremo che portarono a compiuta maturazione il riformismo fanfaniano.
La prima è la grande influenza spirituale che La Pira esercitò su Fanfani. La Pira fin dai primi anni della sua permanenza a Firenze nutre una particolare venerazione per la grande figura del Card. Dalla Costa e sarà da questi ampiamente ricambiato nella considerazione. Per lunghi periodi La Pira si reca dal cardinale ogni sera, consuma con lui cene frugali e scambia valutazioni su quanto accade nel mondo e nella Firenze del tempo, alternando queste valutazioni ad una sofferta lettura della Bibbia. Quando nel 1951 l’acuto Renato Branzi spiegò a De Gasperi e a Fanfani che l’unico modo di battere le sinistre a Firenze era quello di candidare Giorgio La Pira a sindaco di Firenze, La Pira rifiutò con tutte le sue forze. Ma la caparbia e generosa insistenza di Renato Branzi e la silenziosa spinta di don Facibeni alla fine fecero breccia nella sua armatura facendogli balenare la possibilità di fare del bene per la povera gente. Molte persone di valore accettarono di avventurarsi in quella amministrazione che con La Pira non fu ne ordinaria ne tranquilla ma sicuramente memorabile e messianica. Del resto la Firenze di allora era veramente unica: basti ricordare che nel salotto di don Bensi la sera dalle 6 alle 8 si riunivano a parlare le migliori energie della città e spesso nel dibattito spiccava l’acuta intelligenze di Calamandrei e di Momigliano.
La vicinanza di La Pira colpì molto Fanfani che nel frattempo aveva dato il meglio delle sue energie nell’appoggio al governo De Gasperi con i progetti di un vasto piano di sviluppo del Paese predisposto dai suoi amici “di Cronache Sociali ed imperniato: su una riforma agraria che trasformasse i contadini in proprietari agricoltori diretti; su una riforma fiscale con una imposizione progressiva sul reddito; sulla realizzazione di grandi infrastrutture autostradali per impiegare mano d’opera disoccupata e sviluppare la motorizzazione popolare e il trasporto di merci su gomma. L’attuazione di questi progetti – precisò Fanfani – era ormai condizione pregiudiziale per la permanenza al governo del gruppo di Cronache Sociali. Il piano fu approvato dopo tre mesi”. (cfr Ettore Bernabei – Sergio Lepri “Permesso, scusi, grazie” pag. 97 Rai ERI).
Si sviluppava nel frattempo feconda la capacità di Fanfani di anticipare la comprensione dei fenomeni sociali anche di decine di anni. Fanfani era rimasto enormemente colpito, nel primo newdeal di Roosevelt (1933-1937), dalla creazione della Tennessee Valley Autorità (TVA) che sfruttava il bacino del fiume Tennessee per costruire dighe e centrali idroelettriche. In una nota inviata il 10 aprile 1933 al Congresso, Roosevelt suggerì di creare questa azienda come “una corporazione pubblica, ma in possesso della flessibilità e dell’iniziativa tipiche di una impresa privata. Essa dovrebbe avere il più ampio dovere di pianificare l’uso corretto, la conservazione e lo sviluppo delle risorse naturali del bacino idrografico del fiume Tennessee e il suo territorio adiacente per il benessere sociale ed economico generale della Nazione”. La TVA permise a numerosi stati di ottenere energia elettrica a basso costo garantendo così un celere sviluppo economico e una migliore qualità della vita.
La terza caratteristica che oggi appare straordinaria del riformismo fanfaniano era la metodologia. L’uomo prima studiava il problema poi operava per la creazione di un progetto che appunto lo risolvesse ed infine, impetuosamente quasi, lo risolveva. Cinquant’anni di vita democratica ci dicono che purtroppo ci siamo trovati di fronte a molti studiosi, a molti che predisponevano progetti e a pochissimi che li realizzassero compiutamente. Per questo ogni ricerca storica farà gradualmente crescere l’importanza nella vita e nella crescita sociale del Paese del riformismo fanfaniano e del fanfanismo in generale.

Renzi, Tronca e il calcio di rigore

03 Nov
3 Novembre 2015

Renzi e Tronca

Non siamo renziani né della prima né dell’ultima ora, ma osservatori che si sforzano di essere obiettivi certamente sì. Ed allora bisogna dire che Matteo Renzi ha vinto la partita dell’Expo e al 94° minuto ha battuto anche un perfetto calcio di rigore con la nomina di Francesco Tronca a commissario per Roma.
Non mi soffermerò qui sul successo dell’Expo e sul perfetto funzionamento della Prefettura di Milano, perché l’ho fatto già in precedenti articoli per i miei quindici lettori.
Ma è un fatto che Renzi si sia speso con testardaggine e cocciutaggine in un clima di battute ironiche sul risultato dell’Expo. Il successo è stato innegabile e, se fosse stato aperto ancora due mesi, avremmo sicuramente superato la soglia dei 25 milioni di visitatori. Ma tant’è.
E veniamo al calcio di rigore. Nel campionato di calcio, come in quello del potere, non sempre ti fischiano un rigore a favore. La regola è che, se ti fischiano un rigore a favore, non lo puoi assolutamente sbagliare.
A dire la verità, e a pensarci bene, in settimana il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone aveva fornito al premier un quasi assist. Ma il calcio di rigore è stato la coincidenza della chiusura dell’Expo e delle rocambolesche dimissioni del sindaco Ignazio Marino.
“Hic et nunc”, avrebbero detto gli antichi abitanti di Roma. E mentre le burocrazie imperiali valutavano e soppesavano, Renzi ha tirato, con la nomina di Tronca, il più classico dei rigori. Palla a sinistra e portiere sdraiato a destra, mostrando capacità intuitiva e rapidità di esecuzione.
C’è poco da aggiungere.

Il lavoro dà dignità

02 Ago
2 Agosto 2015

Art. 1 Costituzione Italiana

Cronache dalla calura romana (3)

L’ articolo 1 della Costituzione recita “l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Questo fondamentale articolo frutto della saggezza della lungimiranza culturale dei nostri padri della patria fu strenuamente voluto da Amintore Fanfani e trovo la sollecita e convinta adesione di De Gasperi, Togliatti e altri padri costituenti. E stato preso da esempio in università inglesi ed americane come sintesi efficace del valore del lavoro nella comunità umana. Oggi la Cassazione pare (il condizionale è d’obbligo) aver sancito il principio che la perdita del lavoro non sarebbe un evento traumatico nella vita di un uomo. Passiamo con il nostro lavoro più tempo che con qualunque altro essere umano che frequentiamo; ci da dignità, ci permette le piccole o le grandi gioie di un viaggetto, di una pizza il sabato, un nuovo motorino per i figli. Ma soprattutto ci rende consapevoli di fare qualcosa nella organizzazione sociale che ci circonda. Per questo tra Fanfani, i padri costituenti e gli scienziati della Cassazione non abbiamo dubbi.

Ipotesi sulla Legge Severino

02 Ago
2 Agosto 2015

 Cronache dalla calura romana (2)

L’altra sera ad una cena di avvocati penalisti ho ascoltato questa tesi affascinante: primo, la Legge Severino è pasticciata e cosa che non può essere retroattiva; due, i magistrati la stanno cannoneggiando con fior di sentenze; tre, poiché è stata scritta da due finissime menti giuridiche, il Ministro Severino e il Sottosegretario Patroni Griffi, non è dato pensare ad un errore casuale. Non si sarà mica pensato solo…. ”al cavaliere nero”?

Intercettazioni su Crocetta, una tragica vicenda siciliana

30 Lug
30 Luglio 2015

Crocetta e Borsellino

Cronache dalla calura romana (1)

La vicenda siciliana se non fosse tragica sarebbe esilarante. Le intercettazioni su Crocetta e con Crocetta non esistono. I magistrati dell’intera Sicilia lo hanno detto a chiare note. Siamo arrivati ad una commedia dell’arte: i giornalisti dell’Espresso non le hanno, non hanno neppure il fonico, forse le hanno ascoltate ma non sappiamo se queste intercettazioni siano mai esistite. O forse erano intercettazioni illegali e taroccate? Non lo sappiamo né lo vogliamo sapere. Invece di uno scoop era una bufala.Non siamo mai stati eccessivamente estimatori delle stravaganze di governo del Presidente Crocetta né dei suoi “acuti” politici. Ma chi lo voleva attaccare doveva farlo a viso aperto, denunciandone le eventuali inadeguatezze. A questo modo la calunnia si è propagata per tutta Europa con un danno incalcolabile alle persone, alle cose ed alle istituzioni.

Renzi, contrordine compagni: è finita la rottamazione, evviva l’usato sicuro!

12 Giu
12 Giugno 2015

I Presidenti di Regione eletti

Commenti alle elezioni a ballottaggi aperti

Inizio qualche notarella sulle elezioni partecipando con interesse al dibattito che i miei quattro lettori hanno avviato su Renzi e sulla sua politica. Miei giovani amici, non sono d’accordo sul fatto che Renzi sia un moderno doroteo pragmatista senza afflato politico. Le idee politiche le avrebbe eccome, ma la situazione sociale, giudiziaria ed elettorale del paese si è così incarognita che deve mettere paura non solo a Renzi ma a tutti gli uomini di buona volontà.
Tre temi stanno esplodendo lasciando Renzi (ahimè) sostanzialmente impotente. La questione degli immigrati, l’inchiesta giudiziaria Mafia Capitale e gli equilibri nelle regioni.

La questione degli immigrati

L’immane tragedia degli immigrati da poche ore fa il giro del mondo in un contesto terribile per la nostra immagine. Centinaia e centinaia di essi si riparano e si riposano per le scale e gli androni della stazione centrale di Milano (la porta dell’Expò tanto per intenderci). Siamo alla solitudine delle scelte e questo avviene sempre nella vita. Noi da tempo sosteniamo l’esigenza di distruggere (ed è tecnicamente possibile) le imbarcazioni degli scafisti e creare, con un aiuto logistico europeo, aree di accoglienza sul territorio libico. Non c’è molto tempo. Il livello di insofferenza sociale del paese sta crescendo.

L’inchiesta giudiziaria Mafia Capitale: un boa lungo sette metri

L’inchiesta giudiziaria Mafia Capitale è come un serpente boa di terribili dimensioni, ingurgita tutte le creature che incontra, siano esse già morte o vive o ancora inconsapevoli della sorte che li attende. L’impressione generale è di un “si salvi chi può” dove forse potrebbe non salvarsi nessuno e Renzi, sicuramente del tutto estraneo a questa vicenda, vede mangiare da questa terribile bestia decine di punti percentuali nella Capitale d’Italia. A lui l’ardua scelta, sganciarsi o resistere? Sia chiaro, entrambe le scelte richiedono grande coraggio e Renzi, a dire il vero, ne ha a bizzeffe.

Gli equilibri nelle regioni

Nelle regioni Renzi non ha né vinto né perduto: ha semplicemente vinto l’usato sicuro di un personale politico che non si definisce renziano ma che trova la sua legittimazione nel forte consenso sul territorio, in una gestione significativa del potere e in una capacità realizzativa non indifferente. Prendiamo quattro casi che dimostrano che l’oscar delle regionali è andato a “l’usato sicuro”. In Puglia Emiliano è un ras assoluto e il suo sogno è divenire il pancho villa del meridione. Fatto per tempo un accordo forte con l’UDC di Totò Ruggeri, ha letteralmente maramaldeggiato sui suoi competitor. In Campania De Luca è la reincarnazione di un novello Spartacus (“‘nu ddio”, scrive Ferrara) forte, efficiente, sfrontato e molto fortunato. Ma è ormai chiaro che senza la sua vittoria per Renzi sarebbero state giornate grigie.
Rossi ha stravinto in Toscana ma non ha mai cambiato di una virgola la sua identità politica ed il suo modo di essere uomo strutturato della “ditta”. E’ per questo che Renzi, che aveva già capito l’antifona in Calabria dove il presidente eletto, comunista vero, non intende subire il dictat nella composizione della giunta, si è intestato di corsa queste vittorie perché è meglio vincere con un buon usato sicuro che immolarsi senza motivo nel segno o nel sogno di Lady Like alias Moretti.